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2018-01-08
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2018-02-13
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24 gennaio 2018: l’incontro al MIUR

Cari lettori e firmatari della petizione
un importante incontro è avvenuto questa settimana.

Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), l’Istituzione preposta appositamente per la tutela del diritto allo studio, ha ricevuto Francesca e la sua mamma il 24 gennaio scorso. 

La Direzione, che già da qualche mese segue e ha a cuore la delicata situazione di Francesca presso l’Università la Sapienza, ha convocato un pool di professioniste che si occupano di Formazione, per affrontare concretamente il problema che ormai da 10 anni impedisce a Francesca di proseguire in ciò che è, usando le sue parole, il “motore che mi permette di vivere”.

In attesa che anche questa porta apra finalmente uno spiraglio di dialogo con il Delegato del Rettore, affinchè si applichino regole che tutelino Francesca e i professori, pubblichiamo una lettera scritta nel lontano 2014, alla quale da allora Francesca non ha ricevuto alcuna risposta.

 

Da: “tiricofrancesca@libero.it
A: XXXXXXX@uniroma1.it
Data: 19 giugno 2014 alle 16.54

Le invio lo scritto digitato ieri da Francesca e trascritto dall’assistente MC
Cordiali saluti Carmela Cerqua

Egregio Professor XXXXXXX
mi dispiace di non aver potuto completare l’esame questa mattina, anche perché oggi fortunatamente stavo abbastanza bene, ogni volta sono sorpresa della difficoltà che incontrate nel capimi.

Lei precedentemente mi aveva detto che tutti mi vogliono bene.
Io ricordo sempre le parole che diceva il Professor Costantino Salerno: ”io non faccio le cose né per amore né per pietà, ma perché è giusto farle”.
Vorrei che questo saggio pensiero regolasse il comportamento dei docenti durante gli esami.
Io non voglio pietà o amore, ma giustizia.

Ho bisogno di studiare, di fare gli esami e di presentarmi agli esami sapendo di ricevere una giusta e seria valutazione sugli studi fatti, come si merita ogni persona che studia con serietà.
L’unica scusante che i docenti hanno al loro comportamento è la non conoscenza della mia patologia, deficit che può essere ovviato chiedendo informazioni a me o a chi mi ha seguito da quando sono nata.

Giustamente non si può parlare ad un sordo che legge il labiale girandogli le spalle.
E’ soprattutto giusto e necessario tutelare il diritto allo studio di una persona che nello studio trova uno stimolo per lottare contro una patologia terribile.
Da troppi anni ormai sono in attesa che i docenti si ricordino della serietà del loro ruolo e dicano con coraggio “no” a chi non vuole che vada avanti negli studi.

La saluto con affetto
Francesca Tirico

Change.org

 

24 gennaio 2018: l’incontro al MIUR
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